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Mostra Flowers on the road

Immagini e commenti:





       


JESI E LA SUA VALLE       23 novembre 2013

  


“Flowers on the road”, una mostra al Palazzo dei Convegni di Paolo Roscini.
Fotografie in b/n su carta da disegno con emulsione ai sali d’argento. Dal 25 novembre al 2 dicembre.


VITE DA NIENTE     di Dino Mogianesi


Emergono dal fondo gessoso, irregolarmente pennellato, come sinopie da un intonaco fresco. È l’effetto della carta fatta a mano dei mastri cartai di Fabriano, che Paolo Roscini si fa fare apposta per i suoi lavori.
Da anni, col suo fare timido ma testardo, prosegue nella ricerca di effetti pittorici per le sue fotografie, che su quella carta e con quella tecnica, assumono un fascino particolare, struggente. Poesia.
Paolo Roscini ama la fotografia da sempre. Il bianco e nero è la sua scelta, la sua vocazione, la sua filosofia dell’essenziale. Dopo lo scatto in analogico, si chiude nella luce rossa della camera oscura. Con la pazienza che la tecnica richiede, sceglie la carta giusta, la esamina sotto le dita come fosse stoffa e ci pennella sopra varie mani della soluzione fotografica per trasformarla in supporto fotosensibile. A quel punto, dopo ore di asciugatura, la carta è pronta per ricevere la stampa.
Ci leggo, in questa sua ricerca tecnica e nei soggetti scelti, una visione etica della vita. Sceglie, per questa mostra, quelle erbacce sbagliate, quelle vite da niente. Quelle che nascono lungo i bordi delle strade, tra i cordoli degli spartitraffico, rachitiche e anemiche, anoressiche, che sfidano tenaci i gas di scarico delle nostre auto cittadine. Sceglie una natura senza fascino per conferirgli un senso.
Non so se ne sia consapevole. Ma a me visitatore non importa. È come con i libri: li leggo per me, mica per l’autore. Li leggo perché mi fanno bene. E così è per l’arte e la fotografia. Alle mostre ci vai per te, non per chi espone. E quando ti fanno bene e fanno pensare non ti importa delle intenzioni dell’autore. Certo, gli sei riconoscente. Soprattutto quando senti sorgere sintonie e affinità, quando producono pensiero e riflessione, quando emerge una complicità non detta per pudore o per non rovinarla a parole. Che poi, l’Autore non è così ingenuo. È il suo occhio sensibile a filtrare cose buone, che arrivano per li occhi al cuore. In queste foto di Paolo Roscini, appunto, colgo una grande lezione di moralità. Nella tecnica, che nobilita il lavoro del fotografo, che gli conferisce una serietà per sé e un rispetto per il pubblico. Ma oltre alla tecnica, in quelle erbe modeste, che assumono ruolo di modelli, in quei sapienti controluce che esaltano i poveri contorni, in quelle corolle fragili e attaccate alla vita, in quelle contorsioni degli steli stenti eppure eleganti, ci vedo altro.
Ci vedo la solitudine, l’emarginazione, quelle vite animali nate per caso, irrilevanti e inutili, che ci sono solo perché la vita non la decidi tu, ma ha forza di suo. Ed è qui la loro dignità, nel loro esserci nonostante. Creature profughe, clandestine, rimasugli insaziabili di umanità, che sarebbero da tagliare via per il decoro, il perbenismo, il conformismo di noi, che presumiamo di vivere una vita come si deve. Raramente, ma credo di averne incontrate di esistenze così. Nate e vissute ai margini, eppure così preziose per la loro essenziale pulizia. 
Dentro la sua tecnica di scatto e di stampa, così primitiva e perciò elegante, ritrovo il senso di una moralità profonda, che esplode in denuncia pur nella ritrosa proposta. Ecco perché mi piacciono le fotografie di Paolo Roscini. Con quelle erbacce sbagliate, quelle vite da niente.


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